Location: Italy
Note Biografiche
Alderucci Corrado è nato ad Avola (SR) il 21 luglio 1946, arriva a Torino nel Novembre del 1961, dove vive ed opera. Nell’anno 1963/64 frequenta il Liceo Artistico “ Vittorio Veneto “ di via Pomba a Torino, sotto la guida del compianto maestro Pontecorvo. Nel 1965 sospende gli studi per la morte del padre e per tre anni frequenta i corsi serali ENALC per cartellonistica e grafica dove incontra il compianto maestro Bercetti. Dal 1966 ad oggi partecipa con successo a mostre collettive, concorsi e rassegne organizzate dalle Associazioni: Andrea Zerbino, Arte Città Amica, Galleria Europa, Piemonte Artistico Culturale, Arte Totale, Galleria Viviarteviva_Galleria20
Mostre Personali
1991 Circolo ufficiali di Torino - Evento trasmesso su Rai 3 Regionale
1993 Galleria d’Arte Abaco (TO)
1993 “Vivere nel verde“ - Torino Esposizioni
1994 “Cinque artisti torinesi in mostra“ - Circolo Ufficiali di Torino
1994 Art & Lunch di Torino
1995 “Pittura 95“ - Circolo Ufficiali di Torino
1996 Hotel San Giorgio - Cortemilia ( CN)
1997 “Etruriarte“ - mostra mercato d’arte contemporanea - Venturina (LI)
1998 Fiera Milano BIMU presso lo stand Omlat
1999 Castello di Moncucco (AT)
2000 Coesistenze - Galleria Europa (TO)
2001 Ass. Culturale Salvador Dalì (TO)
2002 BNL TELETHON - Ag.Moncalieri
2003 Arte città Amica (TO)
2003 Ascom Village (TO)
2004 Quadrarte - Settimo Torinese (TO)
2005 Palazzo Salmatoris - Cherasco (CN)
2007 Arte Città Amica (TO)
2007 Salotto dell’Arte (TO)
2010 Ambra Percorsi D’arte Hotel Atlantic - Borgaro (TO)
2011 Sala Mostre - Biblioteca Civica Carignano (TO)
2012 54°Biennale di Venezia pad. Italia Palazzo Nervi (TO)
2013 Quadrarte_ Settimo
2013 Palazzo Lucerna di Rorà_Bene Vagienna
2013 ARTEOTTO 2013
4° rassegna d'Arte contemporanea_Cavallermaggiore
2013 “IL MONDO A COLORI_Palazzo Birago_Torino
2014 Esp. a Cavallermaggiore presso “ Caballarium“
2014 Forme e Colori 2°edizione Artisti a Bossolasco
2014 “Orizzonti dell'Arte Attuale“ Galleria 20_Torino
2014 “Natale in Arte“_Galleria 20_Torino
2015 “Di Cielo e Di Terra“_ATB Gallery_Torino
2015 “Intorno alla figurazione“Galleria 20 Torino
2015 “Torino capitale dello Sport 2015 e 45°Parallelo nel
mondo_Mausoleo della Bella Rosin_Torino
2015 “Mostra internazionale di pittura e scultura“
Villa Amoretti_Torino
2015 “ Le vie del surreale “ Galleria 20 _Torino_mini personale
2015 “Paratissima 11°_Palazzo Nervi Torino Esp. mini personale
2015 “ L'arte incontra la poesia “_Canera di Commercio_Torino
2015 “Il piccolo formato“_Galleria 20_Torino
2015 “L'arte è Magia_Arte Città Amica _ Torino
2015 “ Mostra di fine anno “_Galleria 20 Torino
2015 “L’Arte è Sogno “ – Arte Città Amica
2016 “Archetipo“ ATB Art Gallery_Torino
2016 “Percorsi di luce“_Palazzo Lomellini_Carmagnola
2016 “Pensiero Libero“ Galleria Aperta – Shopville Le Gru – Grugliasco (T0)
2016 “Intorno al Paesaggio “ - Galleria20 – Torino
2016 “Scarpette Rosse“ Tutti uniti per la Ricerca – Palazzo Amoretti – Torino
2016 “Pittura e letteratura si incontrano “- Arte Città Amica – Torino
2016 “Guerra e Pace “ Premio Artistico Int.“Orizzonti Contemporanei“
Mausoleo della “Bella Rosina“ – Torino
2016 “Il Sacro e il Profano“ Arte Città Amica – Torino
2016 “Contemporanea Ovest“ collettiva Artisti Galleria20 presso
Galleria Antonello da Messina - Legnano
2016 “ Collettiva soci “ – Galleria20 - to
2016 “ L’Arte incontra la poesia “ – Arte Città Amica - Villa Amoretti -TO
2016 “Linguaggi pittorici “ – Galleria 20 –TO
2016 “12° Paratissima “ – Torino Esposizione –TO
2017 “Primavera in Arte “ Palazzo Opesso Chieri - Galleria20 – TO
2017 “ Animali in passerella “ spazio esp- Arte Città Amica – TO
2017 “ 19° Ediz. OPENARTMARKET- Fonderia delle Arti – Roma
2017 “L’Arte è Cultura “ spaz. Esp. Arte Città Amica “ – TO
2017 “ Living Nature “ Macro “- Museo Arte Contemporanea – Roma
2017 collettiva “Tinber Art Gallery “ – Pragelato
2017 colletiva soci “Sinfonia nell’Arte“ Biblioteca Civica Musicale _
Opere della mostra svoltasi a Cherasco (CN) al Palazzo Salmatoris nel 2005
SOTTOTRACCIA" - SIMBOLI DELL’ESSENZA
Viviamo in un’era caratterizzata sul piano della comunicazione di massa, dal primato del linguaggio dei segni e delle immagini, mai come in tutta la storia umana, assistiamo ad una vera e propria “dittatura del visivo”, gli altri modelli di comunicazione appaiono scialbe forme espressive, ridotte, il più delle volte, a semplici elementi complementari dell’immagine. Soprattutto il logos, originariamente supremo veicolo della memoria e della conoscenza, è ormai ridotto a banali slogan, criptici sms, o strutture didascaliche, optional del significato.
Display, video monitor, televisori, oggetti sempre più ossessivamente presenti e comuni nei nostri territori quotidiani privati e collettivi, proiettano convulsamente, in un parossistico ciclo continuo, milioni di forme e scansioni cromatiche.
Le opere di Corrado Alderucci appaiono come un salvifico ed anacronistico percorso contro corrente, paesaggi fisici e mentali animati dalle forme più elementari e straordinariamente essenziali.
Le matite, la barchette di carta proposte dall’artista nei suoi più recenti lavori, si manifestano come segni di un universo di disarmante semplicità, sono le testimonianze di un passato, le tracce di quell’homo faber che rappresentava attraverso la sua operatività manuale, l’ancestrale pulsione umana al conoscere attraverso l’esperienza. Il modello conoscitivo contemporaneo passa attraverso una percezione virtuale della realtà, la simulazione elettronica esclude le mani dai processi del fare e produrre.
L’artista propone la matita come simbolo e archetipo, oggetto un po’ totemico e un po’ fallico, il medium tra l’immaginazione e l’azione creativa, lo strumento che ha reso visibile nei secoli segni e idee, che ha tracciato l’evoluzione del pensiero, dallo scarabocchio infantile, al bozzetto e successivamente al progetto anche della grande opera dell’intelletto umano.
Non meno emblematica ed evocativa è l’immagine della lumaca, anch’essa proposta dall’autore come denominatore comune nel suo percorso creativo.
La lumaca, un essere un po’ misterioso, delicato è inoffensivo, metafora fiabesca della lentezza e della ponderazione ma nel contempo essere indomito e coraggioso, capace di affrontare e superare qualunque ostacolo, sfidare anche le ferree leggi della gravità pur di perseguire il suo destino, affrontare come nel romanzo di Castaneda “Il dono dell’aquila” un viaggio, l’attraversamento di una strada, che percepito da un punto di vista umano appare un’azione banale, ma vissuto nei panni di un essere minuscolo e fragile come una lumaca risulta un’ardua impresa, esposta ai principi ineluttabili del fato.
Che cos’è la lumaca se non una palese trasfigurazione dell’essere umano, l’Ulisse della mitologia greca, un essere piccolo e fragile nei confronti dell’immanente, in perenne viaggio nell’immensità del cosmo, in perenne ricerca di qualcosa, costretto dalla sua natura e dal suo destino a perseguire la conoscenza, a definire i confini di un universo apparentemente infinito. La lumaca con il suo guscio come l’uomo con i suoi abitacoli semoventi, i suoi veicoli spaziali affrontano nel volgere della loro esistenza le insidie
di una dimensione e di uno spazio ignoto.
L’universo pittorico di Alderucci si propone svelandosi attraverso elementi geometrici prospettici, simulacri di possibili porte, finestre, palcoscenici aperti verso luoghi fantastici ove aleggiano, come eteree e rassicuranti presenze i simboli dell’essenza.
Questi varchi geometrici costruiti con l’ausilio della prospettiva centrale, ci rimandano alla straordinaria e rivoluzionaria esperienza della pittura quattrocentesca, alla teatralità dell’illusione volumetrica, alla costruzione di quegli effetti di profondità spaziale, profondità fisica ma soprattutto alla possibilità di rappresentare l’inconscio, la parte più profonda ed oscura della mente.
E’ la ricerca di nuovi orizzonti, l’autore raccoglie la lezione dei grandi maestri della pittura e del Rinascimento sfonda le barriere visive, si proietta oltre, verso i segreti della natura e dell’universo, immergendo il suo repertorio simbolico in un’atmosfera di straordinaria ricchezza cromatica.
E’ proprio l’ampio spettro cromatico e l’uso della geometria come prassi analitica della realtà, che caratterizza negli anni la sua ricerca pittorica, una pittura ricca e in costante evoluzione, ma attenta a perseguire una comunità di stile: le nature morte, i nudi e paesaggi degli inizi, le esperienze maturate sotto la guida di Pontecorvo, lo studio attento e trasversale di alcuni linguaggi delle avanguardie artistiche del ‘900, per arrivare alla struttura informale delle opere più recenti rappresentate in particolare dai “paesaggi anemici”. La prassi artistica dell’autore denota un vasto panorama culturale di riferimento, un ricco retroterra di citazioni e modelli espressivi rielaborati con originale personalità.
Sono questi gli elementi di riferimento, le chiavi di lettura per comprendere l’opera di un artista sensibile, fortemente legato anche alle sue origini, alla memoria atavica della caleidoscopica cultura siciliana, al Mediterraneo frequentemente proposto nei suoi lavori con una sequenza di linee spezzate, un mare blu profondo ed intenso, dal quale emergono come immagini mitologiche i soggetti del suo repertorio compositivo.
Un omaggio inconscio alle civiltà della Magna Grecia, alla solarità dei suoi paesaggi, alle sue architetture arcane e misteriose.
Le matite si trasformano in un affascinante gioco surreale in colonne doriche rastremate, le chiocciole nelle volute dei capitelli ionici, e all’orizzonte leggere barchette di carta come le navi degli argonauti di Teseo, tracciano rotte impossibili su quelle infinite geometrie policrome, proiettate in uno spazio atemporale, alla ricerca ostinata e ineluttabile del Vello d’oro metafora della conoscenza.
Osservando nel divenire il percorso creativo dell’artista, emerge senza un apparente soluzione di continuità, lo svolgersi di un racconto per immagini, una storia autobiografica, un diario di viaggio nell’esistenza dell’artista, che svela senza remore o narcisismo la sua visione intimamente serena dell’esistenza.
Esistono ancora uomini capaci di apprezzare il valore delle cose semplici, il linguaggio pittorico di Alderucci, non è certo un nostalgico e banale omaggio al mondo antico, è piuttosto una caparbia e giocosa resistenza contro l’omologazione prodotta dal pensiero unico “binario”, all’esasperazione delle mode e del concettualismo di maniera, è un’’esortazione forte e sincera a non subire passivamente il fascino ipnotico di un certo progresso orientato ad esaltare solo i massimi sistemi.
Possiamo considerare la poetica di Alderucci un doveroso omaggio alle radici del pensiero umano, all’essenzialità del metodo progettuale che individua ancora oggi in una semplice matita ed un banale foglio bianco di carta il veicolo e il fluire delle idee.
Stefano Greco
Queste opere col tema “ SOTTO TRACCIA “ sono state create nell' Agosto del 1998 al 2008.
Sarebbe un errore pensare alle opere di Corrado Alderucci come una derivazione cubista, un inserimento attuale nell’area storica di Picasso, Braque, Leger e Duchamp, che racchiudeva “l’oggettivazione di tutte le relazioni fisiche e psichiche inerenti il motivo figurale”. In Alderucci il meccanismo cubista si mutua in apertura poetica, le deformazioni selvagge in sintesi di forme con una precisa volontà di chiarezza, i piani che ritmicamente si scandiscono a rivelare le immagini, hanno origini grafiche in una geometria che impegna intelletto e ragione ma soprattutto istinto e intuizione.
Le personali alchimie di Alderucci sono sospinte dall’urgenza di fare pittura, di creare e ricreare paesaggi, figure e oggetti al di fuori del formale senza entrare direttamente nell’informale. Da questa dinamica tensione prendono vita rinnovata aspetti veristi avvolti e coinvolti da un processo culturale che si può identificare nel tumultuoso ambiente dove gli spaccati reali emergono senza dominare, spesso soltanto dati essenziali per collegare i rapporti tonali nella sinuosità delle “onde” o nel rigore delle “strutture” triangolari, rettangolari ma sono sempre le curve ad imporre il ritmo totale della composizione.
Corrado Alderucci si presenta con molta umiltà e tanto timore, umiltà nel non sentirsi un nuovo profeta dell’arte e timore per la consapevolezza di proporre al pubblico elaborati ritenuti difficili come presa visiva.
Ed è un altro errore in quanto la leggibilità delle opere di Alderucci non è da porsi in dubbio, un attenta analisi porta all’individuazione degli elementi primari e di quelli secondari in una precisa e suggestiva fusione narrativa.
Vittorio Bottino
“L’arte deve essere qualcosa che si fa non solo vedere, ma che si noti e rimanga impresso”.
E’ questo quanto afferma Corrado Alderucci quando viene invitato ad esprimersi sul suo operato artistico. D’altra parte non è possibile non soffermarsi sulle opere di questo artista, che con le sue strutture geometrizzate da vita a linee e forme precise trasformando il tutto in fugire dalle cromie forti e armoniose.
Il lavoro di questo pittore non si ferma alla sola riproduzione dell’elemento naturale, si tratta più che altro di una precisa ricerca artistica tesa alla realizzazione di uno stile ed una tecnica nuovi e personali.
Proprio sulla scia di questa ricerca nasce una delle più importanti ed affascinanti opere di questo artista, si tratta della “Guernica”, omaggio a Picasso ed omaggio che lo stesso Alderucci si dedica. In questo enorme e bell’acrilico abbiamo una rilettura della famosa opera del maestro spagnolo nel personalissimo stile del pittore, stile che non solo sarà portatore di cambiamenti a livello iconografico, ma che porta l’opera stessa ad essere investita di nuovi significati inseriti nel panorama storico e sociale contemporaneo.
L’attento e puntiglioso lavoro di Alderucci sembra essere spinto verso una caotica ricerca di ordinamento geometrico delle cose che compongono il mondo che ci circonda. Il sentimento espresso con una geometrizzazione, come uno studio di forme che si incrociano e dalle quali sembra scaturire una luce, un’ombra, in realtà un colore; tutto ciò è in grado di trasformarsi, grazie all’abile mano di questo bravo pittore, in una sensazione percepibile sia dall’esperto di arte che dal profano.
Sensazioni forti, che restano impresse, proprio come le opere di Alderucci, non solo abile pittore, ma anche ottimo e apprezzabile grafico.
Infatti come ogni artista impegnato in una ricerca anch’egli cura con amore e meticolosa ricerca la progettazione delle sue opere, tramite bozzetti preparatori che sono di per sé opere d’arte.
Sergio Innocenti
CENNI CRITICI:
Matite e matitone policromi. Forme astratte che svettano, si incurvano o vanno zigzagando su tracciati geometrici simili ad improbabili onde marine.
Altre volte si spezzano, si intersecano, si incrociano o si chiudono – le punte traballanti tenute su da un semplice tratto avvolto ad un chiodo - diventando scatole magiche, contenitori di souvenir, sogni e fantasie che prendono forma a spirale di chiocciole o di curiose lumachine appena uscite dal guscio. Il tutto in un gioco di segni e colori che è la festa per gli occhi e memoria dolcissima di tempi remoti legati all’infanzia.
E’ un mondo assolutamente fantastico e surreale quello proposto nelle opere di Corrado Alderucci, pittore siciliano di origine ma torinese di adozione; è’ stato allievo negli anni sessanta del maestro Pontecorvo e di Berretti dopo. Si tratta in prevalenza di dipinti realizzati in acrilico su sughero, su tela, tavola e tavola sabbiata.
Raccontano di una pittura intesa come gioco, come casuale ma saggiamente guidata con combinazione di forme ed oggetti che si ripetono all’infinito pur se in situazioni sempre ed assolutamente diverse.
Attori in scena e “muse ispiratrici”, sono appunto matite e chiocciole.
Immagini allegoriche aperte, forse, a più chiavi di lettura.
Ma ciò che importa è l’uso pittorico che di esse l’artista fa, trasformando soggetti che nascono a caso in un progetto artistico ben definito e compiuto nel tempo.
Su cui fa da costante regia una non comune capacità creativa e la voglia di sciogliere da schemi preconcetti mestiere e tecnica, per divertirsi a giocare in assoluta libertà con segni e colori.
Gianni Milani
La mia “ Guernica“ anno 1992 è stata esposta alla 54° biennale di Venezia Pad. Italia a Palazzo Nervi ( Torino Esposizioni ) da Gennaio a Febbraio 2012
Le altre opere sono datate _ anni 1985 / 1997 _in acrilico su tavole sabbiate_o in pastelli policromi su cartoncini Fabriano
CORRADO ALDERUCCI
Dinamiche Armonie
Colori e immagini elementari dai contorni ben definiti, come scatole didattiche di elementi in legno, utili per giocare, inventare paesaggi e situazioni su cui proiettare i propri vissuti.
Simboli, Archetipi, Varchi, vengono rappresentati nelle tele del maestro, attraverso una grafica apparentemente essenziale e cromaticamente ricca e vitale.
Le casette che barcollano e che volano via, un guscio di conchiglia, barchette di carta e matite spezzate e varchi e fili che collegano mondi di-versi.
Forme sospese e sorprese nell’attimo dell’immagine e dell’immaginare.
La sintesi e le parti stesse di un tutto, familiare, minimo, favolistico ed onirico al tempo stesso, sono gli elementi creativi su cui Alderucci costruisce le sue creazioni artistiche.
Le immagini fermano il tempo nell’attimo del disordine o di un ordine fittizio fatto di equilibrismi e di impianti associativi sempre più azzardati.
Come nei sogni ricorrenti, gli elementi della poetica di Corrado Alderucci, si ripetono in modo ossessivo, componendosi in nuove e più bizzarre composizioni.
Corrado gioca con gli elementi della sua realtà interiore, quella della sua infanzia e del suo dolore, gioca con le sue paure, esorcizzando la perdita, la rottura dei legami, lo sconquasso inaspettato.
Le onde del suo mare hanno tutte la stessa altezza, ma le barchette di carta che le solcano finiscono per sobbalzare paurosamente fino ad un perenne naufragio oltre ciò che è noto e rassicurante.
Assenti, almeno per un periodo abbastanza lungo della sua produzioni, esseri umani, animali, piante. Un mondo post apocalittico vuoto di ogni forma di vita.
In una serie successiva è lo strappo, e quello che ne rimane, a catturare l’artista. Ad esso si sostituisce l’effetto ritaglio che leviga i volti e annulla le rughe, le sfumature, mentre le ombre acquistano volume e consistenza di realtà.
Dell’immagine precedente rimangono frammenti incoerenti e non significativi, anche se paradossalmente più misteriosi e accattivanti.
Corrado ci dice che la realtà si trasforma, si degrada e si perde in macchie di colore che annullano i lineamenti, o si moltiplica all’infinito come attraverso giochi di specchi.
I volti dei suoi miti contemporanei, come quelli dei suoi amici, subiscono gli interventi dell’artista, finendo un po’ tutti per assomigliarsi in un cromatismo comune che Alderucci mette in successione, almeno apparentemente a caso.
In un periodo intermedio compaiono, nelle sue opere più proprie ed originali, corpi nudi di donne poste all’interno di scenografie solari, se pure relative ad interni o, al più, a luoghi attinenti l’abitazione, come finestre aperte, verande e balconi.
Ritornando ai suoi temi più cari e congeniali appare, nell’ultimo periodo, un volto umano, maschile, giovane, sognante e sognatore.
Forse l’autore vuole, infine, porre se stesso come artefice del suo gioco, ritrovando la sua giovinezza che si staglia tra i colori sicuri e generosi a mitigare i segni di un disordine sempre più imperante.
Vincenzo Ampolo
La casa viaggiante
la mia casa non è una casa…
….tra geometria e pittura, in una silenziosa
e statica armonia è un elemento cubico
con tetto spiovente e mura senza prospettiva
senza aperture solo con qualche finestra.
….è una casa
senza luogo ne tempo
abbattuta dai venti e dagli eventi,diritta,
sconnessa, case vuote,ingenue e misteriose,
qualche finestra illuminata ci parla
di presenze, invisibili e mute.
….è una casa
viaggiante,trasportata in cieli tersi e freddi,
in algide albe e caldi tramonti,
appesa ad un filo che arriva dal cielo,
o trasportata da una barchetta….
….è una casa
primordiale che si aggrappa ad una chiocciola
dal passo lento,oggetto smarrito.In silenzio,
tra luci e ombre, mi porta con se
in cerca di una realtà fatata
by Corrado Alderucci
Corrado Alderucci,
disegnatore, grafico e pittore, propone caratterizzate composizioni di volumi geometrizzanti, raggruppamenti di edifici stilizzati, evocanti le architetture essenziali di Carlo Scarpa, a volte con disposizione apparentemente decostruttivista.
I dipinti includono elementi minimali e simbolici, come chiocciole, matite, barchette di carta ed improbabili finestrelle attraversate da fili senza inizio e senza fine.
Il colorismo è sobrio, tenuto sull’alternanza dei tre primari: rosso, giallo, e azzurro, con tonalità tendenzialmente “ pastello “, anche quando l’artista indulge sui valori profondi dei viola, nelle diverse varianti.
L’opera di Alderucci è una pittura di apparenza metafisica, ma senza lo smarrimento nostalgico, ispirato ai motivi dell’infanzia, dei trastulli, degli elementi dell’immaginario fanciullesco, come i lapis, fedeli compagni di chi nella prima età sognò di appropriarsi della realtà attraverso il disegno e la figurazione : Leonardo docet.
Enzo papa
Alderucci Corrado
Se guardiamo un’opera di Corrado Alderucci sorge naturale notare alcuni canoni che richiamano in parte il movimento artistico del Simbolismo. Non parlo del classico simbolismo di Moreau ma vorrei sottolineare come sia importante l’”idea” concepita come protagonista dei quadri di Alderucci e come elemento di incontro tra varie percezioni, sia materiali che più spirituali.
L’arte pittorica di Alderucci è molto raffinata, e si contraddistingue per un’aurea artistica che rapisce l’osservatore. Il suo percorso artistico è molto ricco di partecipazioni ad importanti collettive ed eventi di notevole rilevanza e ciò dimostra che la sua arte è molto apprezzata sia dagli addetti ai lavori che dagli appassionati.
Alcune opere di Alderucci testimoniano come continuamente il suo “io” si sovrapponga a pensieri differenti talvolta più drammatici, altre più solari. Si creano dunque simbologie geometriche create trascendendo la realtà e immergendo la propria anima in un vortice di forme scomposte, che richiamano soggetti come la casa, la matita, un profilo di un uomo.
Dunque la sua arte s’ispira ad una visione informale ove i simboli sopra citati captano sentimenti contrastanti che assumono un significato talvolta psicologico, molto amplificato dalle personali emozioni.
Nascono particolarità che rimandano ad idee già presenti nell’animo del pittore e che vengono raffigurate perseguendo una singolare creatività che fa nascere differenti trasposizioni. La sua pittura percorre a volte sentieri informali che sono precursori di un mondo esterno guardato con occhi diversi, con il desiderio di raccontare un viaggio molto profondo.
La qualità artistica della sua ricerca può essere considerata un mezzo per estrinsecare un messaggio più nascosto e innalzarlo ad una dimensione sublime.
Silvia Ferrara
Corrado Alderucci
Ricerca nella Serialità
Alcuni artisti a volte ritrovano delle aree di confort e, ripetendo infinitamente uno stesso tema, tendenzialmente quando questi ha ottenuto un riscontro positivo dalla critica o dal pubblico,
quasi secondo tradizione serigrafica o litografica realizzano una ‘tiratura’ non enumerabile tramite le semplici ‘decine’. Il confine tra la motivazione al comportamento dato dalla ‘richiesta di mercato’ rispetto alla possibile ‘opera che diviene mercanzia’ è davvero, in questo caso, labile.
Non è così se la serialità è invece intesa come ‘ricerca’, quasi ossessiva o scientifica, dell’essenza, del significato intrinseco. Si può trascorrere pertanto un’intera esistenza, in tal caso, ad interrogarsi e a non trovare un’unica, convincente, spiegazione. La tela è lì, con la sua area delimitata, gli strumenti sono gli stessi, la tecnica è equivalente: ciò che muta è l’animo dell’artista, che pur adottando gli stessi mezzi e pur ‘disponendo’, in un gioco quasi ‘matematico’, gli elementi, ritrova sempre significati differenti e, in realtà, più interrogativi che risposte.
In questo è forse l’essenza del lavoro di Corrado Alderucci: artista classe 1946, Alderucci nasce ad Avola (SR) e si trasferisce a Torino nel Novembre del 1961, dove vive tuttora. Frequenta il Liceo Artistico “ Vittorio Veneto “,dove apprende le basi dell’arte pittorica sotto la guida del maestro Pontecorvo. Nel 1965 sospende gli studi per la morte del padre e per tre anni frequenta i corsi serali ENALC per cartellonistica e grafica, seguito dal maestro Bercetti. Dal 1966 partecipa con successo a mostre collettive, concorsi e rassegne organizzate dalle Associazioni, approdando in particolare alla 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia
Torino Esposizioni (Palazzo Nervi)
Alderucci attraversa diverse fasi pittoriche ma sarebbe sbagliato provare a schematizzare nel tempo l’attività compositiva: dalle prime opere alle ultime, sebbene lo stile sia evidentemente maturato, la linea guida è la medesima, unica. Sintetizzabile in una costante ricerca. E così, appare naturale che dalle linee pittoriche iniziali, con le quali l’artista sperimenta per circa un ventennio non solo materiali e strumenti diversi (olio, acrilico, pastelli, etc…) ma anche modalità esecutive differenti (che possono essere, vagamente, ricondotte a seconda delle opere a movimenti ora cubisti ora figurativi ora astrattisti), si passi alle linee successive, in cui l’autore rimarca, con uno stile più maturo, quanto già traspariva dalle prime opere e si giunga, infine, alle composizioni dell’ultimo decennio. In queste, l’artista non ha di certo abbandonato ‘il suo essere’, che ripeto traspare dalla prima all’ultima opera, bensì ne ha ‘chiarificato’ alcuni aspetti.
Ciò che affascina a mio avviso di più è il lavoro, come già affermato, seriale e scientifico, eclatante nelle composizioni a partire dal 1998. La fonte d’ispirazione di Alderucci sono in questo caso alcuni elementi che si ritrovano ossessivamente: le matite, le conchiglie, le chiocciole, le case, le barchette di carta, le onde.
A questi fattori, si affiancano a volte visi, appena accennati,
a volte corpi, in un gioco affascinante e surreale.
Sembra che l’autore voglia rendere eterno ciò che potrebbe essere più caro a un animo semplice, umile ma non per questo insensibile. Le opere non definiscono un tempo specifico, ne riconducono la mente a uno specifico contesto o periodo storico: la purezza delle immagini, la bellezza degli acrilici adottati, le tonalità tenui, assopiscono il pensiero e lasciano per lo più intravedere un sogno
(a volte, dal ricordo anche malinconico).
Cosimo Pedale
“Vola nei pensieri la tua immagine lontana:cm70x100”
‘ Vola nei pensieri
la tua immagine lontana ’
E’ sufficiente partire dal titolo sognante dell’opera di Alderucci, un acrilico su tela del 2012, misure 70×100, per intuire, anche chiudendo gli occhi, che la composizione cui si assisterà è da considerarsi ‘dogmatica’ per l’autore, è legata a valori cui evidentemente o si crede profondamente oppure non si crede. Il ricordo, associato al ‘volo di pensiero’ e ad una ‘immagine lontana’. Non è casuale l’uso del verbo ‘volare’. Il volo è liberatorio, è quanto di più ambito dall’uomo. Forse non è l’immagine a volare nei pensieri, ma è il pensiero, che giungendo all’immagine ricercata, spicca definitivamente il volo.
L’immagine è lontana, nella dimensione temporale, ma non nel tempo infinito dei sentimenti, di ciò che non passa e del ricordo, che resta indelebile ed eterna ciò che si è visto. Probabilmente, l’immagine ricordata non è neanche più quella reale, ma traslata per mezzo delle sensazioni e del vissuto. E’ giunto il momento di aprire definitivamente gli occhi. Di fronte a noi si manifesta, in tutta la sua bellezza di colori, la composizione del Maestro. L’ambientazione potrebbe essere quella di un tramonto, ove il blu del cielo si sposa con il blu del mare per mezzo di una sottile colorazione arancione e rossa, tipica delle sere d’estate mediterranee. Il paesaggio disegna tuttavia due volti, ripresi nell’intento di un bacio.
E’ la passione ad avvicinare l’uomo e la donna ed è la ‘luce’ a definirne i contorni. Delle matite sembrano avere, autonomamente, “creato“ le figure, l’uomo e la donna, il mare… Le matite tracciano tratti e linee, ma … sono sorrette a loro volta da … fili, linee sottilissime. Sembra quasi che l’autore voglia legare alla forza di quanto rappresentato la sottilissima ‘fragilità’ dell’istante ripreso, ricordato: le matite disegnano, e l o hanno fatto con grande energia. Ma le matite sono a loro volta leggere e fragili, sostenute da un equilibrio labile e delicato. Le chiocciole, le barchette e le case compaiono quali contorni indissolubili delle opere di Alderucci, ad evidenziare ancora una volta l’importanza degli elementi ‘ricorrenti’, semplici ma legati a ‘valori imprescindibili’ per l’autore. Abbandoniamo lo sguardo dall’opera…
Si avverte, è indiscutibile, un senso di malinconia.
Mi piace pensare che quei due volti siano per sempre vicini,
che il tramonto non giunga mai al colore della notte
e che quella luce che ne ha disegnato i contorni non si spenga mai.
Cosimo Pedale