Sarebbe un errore pensare alle opere di Corrado Alderucci come una derivazione cubista, un inserimento attuale nell’area storica di Picasso, Braque, Leger e Duchamp, che racchiudeva “l’oggettivazione di tutte le relazioni fisiche e psichiche inerenti il motivo figurale”. In Alderucci il meccanismo cubista si mutua in apertura poetica, le deformazioni selvagge in sintesi di forme con una precisa volontà di chiarezza, i piani che ritmicamente si scandiscono a rivelare le immagini, hanno origini grafiche in una geometria che impegna intelletto e ragione ma soprattutto istinto e intuizione.
Le personali alchimie di Alderucci sono sospinte dall’urgenza di fare pittura, di creare e ricreare paesaggi, figure e oggetti al di fuori del formale senza entrare direttamente nell’informale. Da questa dinamica tensione prendono vita rinnovata aspetti veristi avvolti e coinvolti da un processo culturale che si può identificare nel tumultuoso ambiente dove gli spaccati reali emergono senza dominare, spesso soltanto dati essenziali per collegare i rapporti tonali nella sinuosità delle “onde” o nel rigore delle “strutture” triangolari, rettangolari ma sono sempre le curve ad imporre il ritmo totale della composizione.
Corrado Alderucci si presenta con molta umiltà e tanto timore, umiltà nel non sentirsi un nuovo profeta dell’arte e timore per la consapevolezza di proporre al pubblico elaborati ritenuti difficili come presa visiva.
Ed è un altro errore in quanto la leggibilità delle opere di Alderucci non è da porsi in dubbio, un attenta analisi porta all’individuazione degli elementi primari e di quelli secondari in una precisa e suggestiva fusione narrativa.
Vittorio Bottino
“L’arte deve essere qualcosa che si fa non solo vedere, ma che si noti e rimanga impresso”.
E’ questo quanto afferma Corrado Alderucci quando viene invitato ad esprimersi sul suo operato artistico. D’altra parte non è possibile non soffermarsi sulle opere di questo artista, che con le sue strutture geometrizzate da vita a linee e forme precise trasformando il tutto in fugire dalle cromie forti e armoniose.
Il lavoro di questo pittore non si ferma alla sola riproduzione dell’elemento naturale, si tratta più che altro di una precisa ricerca artistica tesa alla realizzazione di uno stile ed una tecnica nuovi e personali.
Proprio sulla scia di questa ricerca nasce una delle più importanti ed affascinanti opere di questo artista, si tratta della “Guernica”, omaggio a Picasso ed omaggio che lo stesso Alderucci si dedica. In questo enorme e bell’acrilico abbiamo una rilettura della famosa opera del maestro spagnolo nel personalissimo stile del pittore, stile che non solo sarà portatore di cambiamenti a livello iconografico, ma che porta l’opera stessa ad essere investita di nuovi significati inseriti nel panorama storico e sociale contemporaneo.
L’attento e puntiglioso lavoro di Alderucci sembra essere spinto verso una caotica ricerca di ordinamento geometrico delle cose che compongono il mondo che ci circonda. Il sentimento espresso con una geometrizzazione, come uno studio di forme che si incrociano e dalle quali sembra scaturire una luce, un’ombra, in realtà un colore; tutto ciò è in grado di trasformarsi, grazie all’abile mano di questo bravo pittore, in una sensazione percepibile sia dall’esperto di arte che dal profano.
Sensazioni forti, che restano impresse, proprio come le opere di Alderucci, non solo abile pittore, ma anche ottimo e apprezzabile grafico.
Infatti come ogni artista impegnato in una ricerca anch’egli cura con amore e meticolosa ricerca la progettazione delle sue opere, tramite bozzetti preparatori che sono di per sé opere d’arte.
Sergio Innocenti
CENNI CRITICI:
Matite e matitone policromi. Forme astratte che svettano, si incurvano o vanno zigzagando su tracciati geometrici simili ad improbabili onde marine.
Altre volte si spezzano, si intersecano, si incrociano o si chiudono – le punte traballanti tenute su da un semplice tratto avvolto ad un chiodo - diventando scatole magiche, contenitori di souvenir, sogni e fantasie che prendono forma a spirale di chiocciole o di curiose lumachine appena uscite dal guscio. Il tutto in un gioco di segni e colori che è la festa per gli occhi e memoria dolcissima di tempi remoti legati all’infanzia.
E’ un mondo assolutamente fantastico e surreale quello proposto nelle opere di Corrado Alderucci, pittore siciliano di origine ma torinese di adozione; è’ stato allievo negli anni sessanta del maestro Pontecorvo e di Berretti dopo. Si tratta in prevalenza di dipinti realizzati in acrilico su sughero, su tela, tavola e tavola sabbiata.
Raccontano di una pittura intesa come gioco, come casuale ma saggiamente guidata con combinazione di forme ed oggetti che si ripetono all’infinito pur se in situazioni sempre ed assolutamente diverse.
Attori in scena e “muse ispiratrici”, sono appunto matite e chiocciole.
Immagini allegoriche aperte, forse, a più chiavi di lettura.
Ma ciò che importa è l’uso pittorico che di esse l’artista fa, trasformando soggetti che nascono a caso in un progetto artistico ben definito e compiuto nel tempo.
Su cui fa da costante regia una non comune capacità creativa e la voglia di sciogliere da schemi preconcetti mestiere e tecnica, per divertirsi a giocare in assoluta libertà con segni e colori.
Gianni Milani
La mia “ Guernica“ anno 1992 è stata esposta alla 54° biennale di Venezia Pad. Italia a Palazzo Nervi ( Torino Esposizioni ) da Gennaio a Febbraio 2012
Le altre opere sono datate _ anni 1985 / 1997 _in acrilico su tavole sabbiate_o in pastelli policromi su cartoncini Fabriano