La Casa Viaggiante_2009 / 2022 by Corrado Alderucci

La casa viaggiante

la mia casa non è una casa…

….tra geometria e pittura, in una silenziosa
e statica armonia è un elemento cubico
con tetto spiovente e mura senza prospettiva
senza aperture solo con qualche finestra.

….è una casa
senza luogo ne tempo
abbattuta dai venti e dagli eventi,diritta,
sconnessa, case vuote,ingenue e misteriose,
qualche finestra illuminata ci parla
di presenze, invisibili e mute.

….è una casa
viaggiante,trasportata in cieli tersi e freddi,
in algide albe e caldi tramonti,
appesa ad un filo che arriva dal cielo,
o trasportata da una barchetta….

….è una casa
primordiale che si aggrappa ad una chiocciola
dal passo lento,oggetto smarrito.In silenzio,
tra luci e ombre, mi porta con se
in cerca di una realtà fatata

by Corrado Alderucci

Corrado Alderucci,
disegnatore, grafico e pittore, propone caratterizzate composizioni di volumi geometrizzanti, raggruppamenti di edifici stilizzati, evocanti le architetture essenziali di Carlo Scarpa, a volte con disposizione apparentemente decostruttivista.

I dipinti includono elementi minimali e simbolici, come chiocciole, matite, barchette di carta ed improbabili finestrelle attraversate da fili senza inizio e senza fine.
Il colorismo è sobrio, tenuto sull’alternanza dei tre primari: rosso, giallo, e azzurro, con tonalità tendenzialmente “ pastello “, anche quando l’artista indulge sui valori profondi dei viola, nelle diverse varianti.

L’opera di Alderucci è una pittura di apparenza metafisica, ma senza lo smarrimento nostalgico, ispirato ai motivi dell’infanzia, dei trastulli, degli elementi dell’immaginario fanciullesco, come i lapis, fedeli compagni di chi nella prima età sognò di appropriarsi della realtà attraverso il disegno e la figurazione : Leonardo docet.
Enzo papa

Alderucci Corrado
Se guardiamo un’opera di Corrado Alderucci sorge naturale notare alcuni canoni che richiamano in parte il movimento artistico del Simbolismo. Non parlo del classico simbolismo di Moreau ma vorrei sottolineare come sia importante l’”idea” concepita come protagonista dei quadri di Alderucci e come elemento di incontro tra varie percezioni, sia materiali che più spirituali.
L’arte pittorica di Alderucci è molto raffinata, e si contraddistingue per un’aurea artistica che rapisce l’osservatore. Il suo percorso artistico è molto ricco di partecipazioni ad importanti collettive ed eventi di notevole rilevanza e ciò dimostra che la sua arte è molto apprezzata sia dagli addetti ai lavori che dagli appassionati.

Alcune opere di Alderucci testimoniano come continuamente il suo “io” si sovrapponga a pensieri differenti talvolta più drammatici, altre più solari. Si creano dunque simbologie geometriche create trascendendo la realtà e immergendo la propria anima in un vortice di forme scomposte, che richiamano soggetti come la casa, la matita, un profilo di un uomo.
Dunque la sua arte s’ispira ad una visione informale ove i simboli sopra citati captano sentimenti contrastanti che assumono un significato talvolta psicologico, molto amplificato dalle personali emozioni.
Nascono particolarità che rimandano ad idee già presenti nell’animo del pittore e che vengono raffigurate perseguendo una singolare creatività che fa nascere differenti trasposizioni. La sua pittura percorre a volte sentieri informali che sono precursori di un mondo esterno guardato con occhi diversi, con il desiderio di raccontare un viaggio molto profondo.

La qualità artistica della sua ricerca può essere considerata un mezzo per estrinsecare un messaggio più nascosto e innalzarlo ad una dimensione sublime.

Silvia Ferrara

Corrado Alderucci
Ricerca nella Serialità

Alcuni artisti a volte ritrovano delle aree di confort e, ripetendo infinitamente uno stesso tema, tendenzialmente quando questi ha ottenuto un riscontro positivo dalla critica o dal pubblico,
quasi secondo tradizione serigrafica o litografica realizzano una ‘tiratura’ non enumerabile tramite le semplici ‘decine’. Il confine tra la motivazione al comportamento dato dalla ‘richiesta di mercato’ rispetto alla possibile ‘opera che diviene mercanzia’ è davvero, in questo caso, labile.

Non è così se la serialità è invece intesa come ‘ricerca’, quasi ossessiva o scientifica, dell’essenza, del significato intrinseco. Si può trascorrere pertanto un’intera esistenza, in tal caso, ad interrogarsi e a non trovare un’unica, convincente, spiegazione. La tela è lì, con la sua area delimitata, gli strumenti sono gli stessi, la tecnica è equivalente: ciò che muta è l’animo dell’artista, che pur adottando gli stessi mezzi e pur ‘disponendo’, in un gioco quasi ‘matematico’, gli elementi, ritrova sempre significati differenti e, in realtà, più interrogativi che risposte.
In questo è forse l’essenza del lavoro di Corrado Alderucci: artista classe 1946, Alderucci nasce ad Avola (SR) e si trasferisce a Torino nel Novembre del 1961, dove vive tuttora. Frequenta il Liceo Artistico “ Vittorio Veneto “,dove apprende le basi dell’arte pittorica sotto la guida del maestro Pontecorvo. Nel 1965 sospende gli studi per la morte del padre e per tre anni frequenta i corsi serali ENALC per cartellonistica e grafica, seguito dal maestro Bercetti. Dal 1966 partecipa con successo a mostre collettive, concorsi e rassegne organizzate dalle Associazioni, approdando in particolare alla 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia
Torino Esposizioni (Palazzo Nervi)

Alderucci attraversa diverse fasi pittoriche ma sarebbe sbagliato provare a schematizzare nel tempo l’attività compositiva: dalle prime opere alle ultime, sebbene lo stile sia evidentemente maturato, la linea guida è la medesima, unica. Sintetizzabile in una costante ricerca. E così, appare naturale che dalle linee pittoriche iniziali, con le quali l’artista sperimenta per circa un ventennio non solo materiali e strumenti diversi (olio, acrilico, pastelli, etc…) ma anche modalità esecutive differenti (che possono essere, vagamente, ricondotte a seconda delle opere a movimenti ora cubisti ora figurativi ora astrattisti), si passi alle linee successive, in cui l’autore rimarca, con uno stile più maturo, quanto già traspariva dalle prime opere e si giunga, infine, alle composizioni dell’ultimo decennio. In queste, l’artista non ha di certo abbandonato ‘il suo essere’, che ripeto traspare dalla prima all’ultima opera, bensì ne ha ‘chiarificato’ alcuni aspetti.

Ciò che affascina a mio avviso di più è il lavoro, come già affermato, seriale e scientifico, eclatante nelle composizioni a partire dal 1998. La fonte d’ispirazione di Alderucci sono in questo caso alcuni elementi che si ritrovano ossessivamente: le matite, le conchiglie, le chiocciole, le case, le barchette di carta, le onde.
A questi fattori, si affiancano a volte visi, appena accennati,
a volte corpi, in un gioco affascinante e surreale.
Sembra che l’autore voglia rendere eterno ciò che potrebbe essere più caro a un animo semplice, umile ma non per questo insensibile. Le opere non definiscono un tempo specifico, ne riconducono la mente a uno specifico contesto o periodo storico: la purezza delle immagini, la bellezza degli acrilici adottati, le tonalità tenui, assopiscono il pensiero e lasciano per lo più intravedere un sogno
(a volte, dal ricordo anche malinconico).

Cosimo Pedale

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