CORRADO ALDERUCCI
Dinamiche Armonie
Colori e immagini elementari dai contorni ben definiti, come scatole didattiche di elementi in legno, utili per giocare, inventare paesaggi e situazioni su cui proiettare i propri vissuti.
Simboli, Archetipi, Varchi, vengono rappresentati nelle tele del maestro, attraverso una grafica apparentemente essenziale e cromaticamente ricca e vitale.
Le casette che barcollano e che volano via, un guscio di conchiglia, barchette di carta e matite spezzate e varchi e fili che collegano mondi di-versi.
Forme sospese e sorprese nell’attimo dell’immagine e dell’immaginare.
La sintesi e le parti stesse di un tutto, familiare, minimo, favolistico ed onirico al tempo stesso, sono gli elementi creativi su cui Alderucci costruisce le sue creazioni artistiche.
Le immagini fermano il tempo nell’attimo del disordine o di un ordine fittizio fatto di equilibrismi e di impianti associativi sempre più azzardati.
Come nei sogni ricorrenti, gli elementi della poetica di Corrado Alderucci, si ripetono in modo ossessivo, componendosi in nuove e più bizzarre composizioni.
Corrado gioca con gli elementi della sua realtà interiore, quella della sua infanzia e del suo dolore, gioca con le sue paure, esorcizzando la perdita, la rottura dei legami, lo sconquasso inaspettato.
Le onde del suo mare hanno tutte la stessa altezza, ma le barchette di carta che le solcano finiscono per sobbalzare paurosamente fino ad un perenne naufragio oltre ciò che è noto e rassicurante.
Assenti, almeno per un periodo abbastanza lungo della sua produzioni, esseri umani, animali, piante. Un mondo post apocalittico vuoto di ogni forma di vita.
In una serie successiva è lo strappo, e quello che ne rimane, a catturare l’artista. Ad esso si sostituisce l’effetto ritaglio che leviga i volti e annulla le rughe, le sfumature, mentre le ombre acquistano volume e consistenza di realtà.
Dell’immagine precedente rimangono frammenti incoerenti e non significativi, anche se paradossalmente più misteriosi e accattivanti.
Corrado ci dice che la realtà si trasforma, si degrada e si perde in macchie di colore che annullano i lineamenti, o si moltiplica all’infinito come attraverso giochi di specchi.
I volti dei suoi miti contemporanei, come quelli dei suoi amici, subiscono gli interventi dell’artista, finendo un po’ tutti per assomigliarsi in un cromatismo comune che Alderucci mette in successione, almeno apparentemente a caso.
In un periodo intermedio compaiono, nelle sue opere più proprie ed originali, corpi nudi di donne poste all’interno di scenografie solari, se pure relative ad interni o, al più, a luoghi attinenti l’abitazione, come finestre aperte, verande e balconi.
Ritornando ai suoi temi più cari e congeniali appare, nell’ultimo periodo, un volto umano, maschile, giovane, sognante e sognatore.
Forse l’autore vuole, infine, porre se stesso come artefice del suo gioco, ritrovando la sua giovinezza che si staglia tra i colori sicuri e generosi a mitigare i segni di un disordine sempre più imperante.
Vincenzo Ampolo